Vivere realmente in circostanze immaginarie
È questa, secondo me, la precisa definizione di recitazione. Per sapere recitare bene dobbiamo prima di tutto agire senza pensare, seguendo i nostri impulsi e connettendoci alla realtà scenica, ma soprattutto dobbiamo metterci in una condizione di reale ascolto. Spesso, nella vita di tutti i giorni, non siamo mai del tutto in ascolto, quantomeno non attivamente, e non notiamo a pieno le emozioni che provano le persone intorno a noi. In scena questo non deve accadere mai.
Altro aspetto fondamentale del mio training è la relazione: per recitare bene devi, per prima cosa, preoccuparti di far recitare bene il tuo compagno di scena, spostando il focus da te stesso all’altro, reagendo per davvero alle emozioni che prova. Il duro lavoro di un attore è quello di influenzare e lasciarsi influenzare. Mi piace usare questa metafora: la scena è come una partita di tennis, in cui la pallina è, in questo caso, rappresentata dalle emozioni e dalle azioni.
L’attore è per me come ad un atleta delle emozioni. Per questo, più che insegnare, trovo sia migliore utilizzare la parola “allenare”: come uno sportivo si allena per la partita, un attore si allena per la performance, sia essa di teatro, cinema o tv.
Alleneremo i nostri impulsi e li utilizzeremo nelle scene, seguiremo più la pancia che il cervello, ritrovando la naturalezza perduta di quel nostro bambino interiore, che non si faceva troppe domande mentre giocava, ma giocava e basta.
Un altro aspetto fondamentale della recitazione sta proprio in questo: il gioco, to play, jouer. In inglese ed in francese recitare e giocare sono sinonimi. Giocheremo tutti insieme affinando la nostra tecnica ed i nostri strumenti, per risultare credibili e riuscire ad utilizzare al massimo le nostre emozioni in ogni circostanza immaginaria.
Quanto alti sarebbero gli slanci dei novizi se qualcuno li esortasse, se qualcuno li infiammasse?
Seneca