Trattando l’ombre
Nel ventunesimo canto del Purgatorio si rappresenta uno dei più commoventi episodi di affratellamento d’anime. Il poeta Stazio si inginocchia ai piedi di Virgilio per abbracciarli, in un gesto di tenerezza e gratitudine oltre che di rispetto. Virgilio lo esorta a non farlo… “che tu sei ombra e ombra vedi”. Stazio risponde: “ Or puoi la quantidade, comprender de l’amor che a te mi scalda, quand’io dismetto nostra vanitade, trattando l’ombre come cosa salda.
Da questo verso posto in finale di canto ho voluto trarre il titolo del progetto laboratoriale che propongo.
L’ombre di cui Dante tratta durante tutto il suo percorso d’ascesa sono da interpretarsi come immagini di personaggi che incarnano parti del Sé. Del poeta, come di ognuno di noi. Dante riferisce in una lettera di dedica a Cangrande della Scala, di aver composto la Commedia per innalzare l’essere umano dallo stato di bestialità a quello di felicità. Laddove per felicità si intendono consapevolezza e compiutezza di se stessi.
Il Purgatorio quindi, posto come stadio intermedio di questo percorso, è il luogo dell’umano. I peccati che vengono espiati non sono altro che inclinazioni naturali in fase di elaborazione, di accettazione e perdono, senza di cui non ci sarebbe integrazione. Purgatorio quindi come allegoria dell’umano che conosce e integra le proprie innate disposizioni, trasformandole. Senza questa trasformazione esse genererebbero solo conflitto e infelicità. Nel mio percorso, interminato e interminabile, all’interno della Commedia di Dante, ho evidenziato con chiarezza che la drammaturgia tutta, come anche le relazioni umane, sono intessute di questi conflitti.
L’opera di Dante quindi si vuole configurare come punto di partenza ideale per il riconoscimento e l’elaborazione di due stadi dell’Io malato, Superbia e Invidia, sui quali si vuole concentrare la prima parte del percorso laboratoriale.
Insieme a un lavoro di training attoriale (percezione di sé nello spazio, ricerca del proprio assetto neutro, affioramento graduale e consapevole dei segni espressivi, interpretazione individuale esperienziale) agli allievi verranno offerti in esempio degli stralci drammaturgici esplicativi delle due inclinazioni in oggetto, ma il punto d’arrivo auspicato sarà la scrittura e l’interpretazione personale e collettiva di un proprio testo.
L’intenzione primaria è quella di verificare, nella condivisione del laboratorio teatrale, la possibilità di un affratellamento di destini e di cammini, attraverso il riconoscimento e l’integrazione di due impulsi ( o emozioni, o sentimenti) che altrimenti sarebbero solo d’ostacolo a un modello ideale di palcoscenico ( e di vita) orientato al costruire il Sé, e il Noi.