Dal corpo alla parola: infallibile percorso verso la verità emotiva dell’attore.
Il Metodo Orazio Costa
Ho avuto la straordinaria fortuna di incontrare Orazio Costa in Accademia, nella sua ultima classe di formazione attoriale (1990-1992) e di assorbire da lui il suo senso “mistico” del teatro e dell’attore, di approfondire per tre anni di corso il testo dell’Amleto, di cui dopo 25 anni dal diploma, ho finalmente curato un fortunato allestimento del 2014. Ma soprattutto ho potuto entrare in contatto con l’unico vero e rivoluzionario Metodo di Recitazione Italiano, (ma usato anche all’estero – vedi Karpoff, ma anche una certa parte dello Strasberg) conclamato con 70 anni di assoluta efficacia. L’approccio al Metodo Mimico di Orazio Costa, ha il suo massimo potenziale nello studio/esercitazione su testi “colti”, con spiccata potenza evocativa e poetica, ricchi di quelle “immagini” che possono aiutare a trovare quelle “temperie” che ne sono alla base espressiva. Testi in cui l’immedesimazione corporea negli elementi base (acqua, aria, terra e fuoco, ma niente a che vedere con il Metodo Strasberg!) offre all’esercitante il trampolino per poi arrivare alla parola, che inevitabilmente ne risulterà arricchita in maniera indelebile e che svilupperà la sua vena creativa appoggiandola sulle dinamiche primarie di senso, ritmo, suono, sensazione, comunicazione che resteranno incollate a vita ad una metodologia interpretativa che, seppure in assenza di “esercitazione”, farà capo ad esse. E’ un metodo formativo artistico e creativo che non si può più dimenticare, e che diventa, anche a livello inconscio, imprescindibile, una volta acquisito. E non si può più dimenticare perché si fonda sulla clamorosa potenza dell’esperienza fisica, prima che concettuale, giungendo ad una consapevolezza espressiva e dell’ “io” creativo che permea tutta la successiva attività artistica. Se il teatro è Arte e la Parola ne è il veicolo primario, arrivarci attraverso il corpo risulta imprescindibile, perché libera il percorso da sovrastrutture intellettuali che giungeranno inevitabilmente, e straordinariamente arricchite, “dopo” l’esperienza fisica.
Contrariamente al sostantivo che lo descrive, il metodo mimico di Orazio Costa è un Metodo di approfondimento sulla recitazione “parlata”. Niente a che vedere con l’idea di Mimo che potrebbe facilmente venire in mente. La parola “mimico”, ma sarebbe più corretto dire “mimesico”, prende spunto dalla capacità, innata in ognuno di noi, di “imitare” qualsiasi cosa/suono/parola/elemento attraverso la voce e il corpo. E’ una attitudine che nei bambini è ancora facilmente percepibile, ma che crescendo, si perde inesorabilmente. E invece, questa straordinaria risorsa, se applicata alla recitazione, attraverso le basi primarie di voce, timbro, ritmo, potenza e gestualità, offre agli attori un infallibile bagaglio psico-fisico che resterà negli anni alla base del proprio percorso attoriale. E in maniera del tutto automatica. Orazio Costa e il suo straordinario e infallibile metodo, hanno formato tutti i più grandi attori/registi/teatranti (che hanno seguito un percorso accademico di studi teatrali) dal dopoguerra ad oggi. Gassman, Mauri, Manfredi, Proclemer, Albertazzi, Ronconi, Volontè, Vitti, Sastri, Falk, De Lullo, Orsini, Lavia, Sbragia, Randone, Volonghi, Valori, Capodaglio, Valli, Mezzogiorno, Herlitzka, Camilleri, Celi, Buazzelli, solo per citarne alcuni. E tra i più recenti, Lo Cascio, Boni, Gifuni, Favino, Cigliano, Faiella, Massari, Toffolatti, di cui alcuni hanno raggiunto la popolarità grazie al cinema, e altri sono rimasti nell’ambito teatrale. La straordinaria validità, collaudata e vincente, del Metodo Mimico, risiede nella più elementare delle prerogative dell’Uomo: la capacità di “giocare” e di traslare (come nelle lingue di quasi tutto il mondo) il termine “giocare” con il suo corrispondente più stretto: “recitare”. Non è un salto da poco. Secondo il Metodo, l’esperienza espressiva e di comunicazione (e quindi di sviluppo immediatamente teatrale e recitativo), deve passare necessariamente per una energia corporea, che possa appoggiarsi sulle più diverse “temperie” suggerite da un testo o da una scena. Farsi attraversare il corpo, ancora senza arrivare alla parola, da questa salvifica ed impareggiabile “scossa” espressiva, colma di significato e significante, dona alla fase successiva, quella della “parola”, appunto, una potenza inesauribile, perché permette di appoggiare la resa creativa ed espressiva sulla indelebile memoria dell’esperienza corporale. Indimenticabile perché fatta di sensi e non di razionalità. Il risultato è un assoluto oggettivo potenziamento della “parola” nella fase successiva, in cui ovviamente, tutte le esercitazioni fisiche saranno ricordate ma non più esperite. E la meraviglia del Metodo, per comprovata efficacia sul campo, sta proprio nell’acquisizione interiore di una dinamica espressiva che non passerà mai più attraverso le esercitazioni fisiche, ma che ne porterà con sé l’effetto creativo e di formazione dell’ ”io” espressivo. Per Orazio Costa, l’attore è l’ultimo “sacerdote della parola”, e come tale, la sua arte è quella di restituire alla parola il suo insieme fatto di senso, ritmo, suono, espressione, sentimento, racconto. E a ben guardare, un tuffo in una disciplina così rigorosa e che dona all’attore una assoluta “cognizione” di sé, delle sue potenzialità espressive, con la piena “consapevolezza” del senso del suo “essere” in scena, e il suo “parlare” in scena, è forse un elemento che sembra al momento distratto da un “dire” scenico approssimativo e casuale, non di rado quasi improvvisato, in cui la perdita del senso delle parole, alla base del mestiere/missione dell’attore, risulta essere la perdita più grave, ben visibile dalla difficile situazione teatrale italiana.